sabato 27 aprile 2013

Il Tempio di Giove a Bidonì




Il sito archeologico di Bidonì

Il Tempio di Giove, un'occasione persa

La Provincia di Oristano annovera una concentrazione di siti archeologici di prima importanza, come il porto di Tharros e le terme di Fordongianus. La romanizzazione del territorio ha lasciato tracce indelebili, che ancor oggi si impongono all'attenzione di tutti nella loro maestosità. Si aggiungano i siti archeologici pre-romani, come il nuraghe Losa o il pozzo sacro di Santa Cristina. Con il mare, le risorse enogastronomiche e il folklore (Sartiglia, Ardia, etc.) e con un adeguato sistema di trasporti, il patrimonio archeologico locale potrebbe divenire il polo di attrazione di un'offerta turistica di qualità.

Un esempio significativo è il tempio romano di Bidonì. Nei pressi dell'Omodeo, sulle pendici del Monte Onnarìu, la Romanità ci ha lasciato questo splendido esempio di architettura religiosa, probabilmente risalente al I secolo a.C.

L'iscrizione "Iovis" sull'altare testimonia che il tempio era dedicato a Giove, forse associato nella devozione popolare a preesistenti divinità locali.

L'area, scoperta nel 1996 da Armando Saba di Allai e già studiata da Raimondo Zucca, è ancora oggi chiusa al pubblico. La riapertura del sito potrebbe contribuire alla riscoperta di un momento storico, quello dell'incontro tra Romano-Italici e popolazioni autoctone, che è all'origine dell'identità etnica e culturale del territorio. In più potrebbe favorire lo sviluppo di una collaterale offerta alberghiera, enogastronomica e artigianale. In un momento di crisi come quello attuale, la valorizzazione del tempio romano di Bidonì è un'opportunità che le autorità statali e locali competenti devono assolutamente cogliere per il rilancio culturale, economico e sociale dell'alto Oristanese.

Articolo di Luca Cancelliere

Fonte: L'Unione Sarda", 21/04/2012

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