Il sito archeologico di Bidonì
Il Tempio di Giove, un'occasione persa
La Provincia di Oristano annovera una concentrazione di siti
archeologici di prima importanza, come il porto di Tharros e le terme di
Fordongianus. La romanizzazione del territorio ha lasciato tracce indelebili,
che ancor oggi si impongono all'attenzione di tutti nella loro maestosità. Si
aggiungano i siti archeologici pre-romani, come il nuraghe Losa o il pozzo
sacro di Santa Cristina. Con il mare, le risorse enogastronomiche e il folklore
(Sartiglia, Ardia, etc.) e con un adeguato sistema di trasporti, il patrimonio
archeologico locale potrebbe divenire il polo di attrazione di un'offerta
turistica di qualità.
Un esempio significativo è il tempio romano di Bidonì. Nei
pressi dell'Omodeo, sulle pendici del Monte Onnarìu, la Romanità ci ha lasciato
questo splendido esempio di architettura religiosa, probabilmente risalente al
I secolo a.C.
L'iscrizione "Iovis" sull'altare testimonia che il
tempio era dedicato a Giove, forse associato nella devozione popolare a
preesistenti divinità locali.
L'area, scoperta nel 1996 da Armando Saba di Allai e già
studiata da Raimondo Zucca, è ancora oggi chiusa al pubblico. La riapertura del
sito potrebbe contribuire alla riscoperta di un momento storico, quello
dell'incontro tra Romano-Italici e popolazioni autoctone, che è all'origine
dell'identità etnica e culturale del territorio. In più potrebbe favorire lo
sviluppo di una collaterale offerta alberghiera, enogastronomica e artigianale.
In un momento di crisi come quello attuale, la valorizzazione del tempio romano
di Bidonì è un'opportunità che le autorità statali e locali competenti devono
assolutamente cogliere per il rilancio culturale, economico e sociale dell'alto
Oristanese.
Articolo di Luca Cancelliere
Fonte: L'Unione Sarda", 21/04/2012
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