mercoledì 8 aprile 2009

I siti archeologici del comune di Quartu S. Elena

Il comune di Quartu, oltre ad una interessantissima storia secolare, annovera rilevanti presenze archeologiche sul suo territorio. Una villa Romana, diversi Nuraghi (38 ad essere più precisi), altre strutture minori non meglio identificabili, villaggi di antichissima origine, alcune necropoli semisconosciute, una tomba dei Giganti, torri costiere (6) e numerose chiese rinomate (o meno) disperse nella campagna anche se troppo spesso abbandonate, in stato di rudere. Sembrerebbe un menù abbastanza ricco per un territorio che ovviamente, non può solo vivere di turismo balneare (oltretutto sempre più minacciato dall'erosione costiera) con le spiagge che vengono portate via giorno dopo giorno, anno dopo anno per colpa della sconsideratezza umana (la cosiddetta "Baia Blu" di Is Mortorius e lo stesso "Poetto" sono l'emblema del disastro ambientale che sta accadendo da diverso tempo). La peculiarità del territorio Quartese è appunto quella di unire mare e "montagna" come pochi comuni possono fare. Legate al mare sono le stesse strutture archeologiche praticamente sulla costa (se non addirittura per metà sommerse!). Alla ricchezza del territorio (oltretutto depauperato da millenni di continui smantellamenti ad opera dei "nuovi venuti", ma soprattutto per colpa dell'urbanizzazione selvaggia dell'ultimo trentennio) si associa il totale menefreghismo delle istituzioni, che non riescono ad andare oltre le vuote, ripetitive parole, promettendo valorizzazione e lavoro per tutti. Questo è il caso della villa romana, da sempre simbolo del disastro che avanza alla velocità della marea. Ogni giorno che passa è un coccio che se ne va, un pezzo di muro che viene levigato e disintegrato dalle onde. Che fine hanno fatto le promesse di riqualifica del sito? A distanza di un anno (ma siamo sicuri ne passeranno molti di più) la situazione è totalmente invariata. il mare continua a mangiarsi le mura, le onde continuano ad infrangersi sui pavimenti un tempo sicuramente bellissimi, l'obbrobriosa villetta estiva di qualche assessorucolo rimane ancora abbarbicata sulle vestigia dell'antichissima costruzione. Altro simbolo di questo malcostume è lo stesso Nuraghe Diana. Simbolo per l'eccellenza dei nuraghi Quartesi, risulta ancora una volta fermo, immobile, senza più mani volenterose disposte a pulirne i passaggi, a scoprirne i segreti. Purtroppo il problema dei siti archeologici di Quartu è proprio questo, la loro vicinanza alla maggiore città della Sardegna ne ha decretato il triste destino. Le bellissime pietre di superbo granito, infatti, sono state utilizzate per lastricare Cagliari...città che da sempre inghiotte tutto quello che le sta intorno; dai tronchi di ginepro che mantenevano le dune del poetto (usati come architravi nelle case di castello), alla sabbia per fare cemento (soprattutto nel secondo dopoguerra) sino alle pietre dei Nuraghi per fare le strade, le mura....tutto ciò che occorreva insomma. Non è difficile pensare quindi, che là dove adesso vi è una collina con qualche villetta prima potesse esserci un sito archeologico, sicuramente un Nuraghe, più spesso in qualche campo anonimo una necropoli, o uno dei tanti "rinvenimenti superficiali" che molto ci avrebbero potuto dire, se solo non fossero stati spazzati via dall'avanzare delle ruspe. Destino non meno triste è stato riservato a quei bellissimi monumenti d'un era antichissima, in cui le popolazioni dell'Europa erano sicuramente più strettamente legate che adesso. Mi riferisco ai Menhir, come quello di "sa perda bona", o la sua versione più piccola in un'anonima via di Flumini ormai scomparsa dalla memoria, annichilita del cemento e dall'asfalto, che tutto nasconde e tutto trasforma... * nella foto: il nuraghe Biancu in località Anghelu Nieddu, versante Nord

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