Indice.
Alessandro al nuraghe Is Orixeddus I.
Il monte Acutzu.
Il monte Murtineddu.
Di Gabriele Maestri:
Alcune riflessioni dopo aver letto il libro del G.R.S. Gruppo Ricerche Sardegna di S. Garau, Alessandro Atzeni e T. Mura;
“Zigantes de Pedras, Tomo 1 – Insediamento".
Come già il libro precedente del G.R.S. “La Luce del Toro”,
anche questo è scritto in modo facile, senza inutili capriole, ben spiegato e
ben documentato.
Il libro inizia con una breve spiegazione della tipologia di
nuraghi per passare subito dopo alla parte riguardante i nuraghi costieri e
quelli lungo i fiumi. Ben presentata e ben argomentata è accompagnata da molte
fotografie. Leggendo questa parte del libro si comprende bene come il controllo
delle vie d’acqua interne e marittime non poteva che essere svolto dai sardi
residenti dell’epoca nuragica. L’attività di trasporto sui fiumi era senz'altro
più veloce e sicura che sui sentieri e strade tortuose. Anche se in 3000 e
passa anni la morfologia del territorio in pianura e a ridosso delle colline e
montagne è cambiata nascondendo probabilmente i vecchi alvei dei fiumi, si
capisce bene l’importanza della navigazione fluviale collegata con quella
marittima. Da qui si capisce la necessità di controllare queste importanti vie
di comunicazione. Costruendo tantissimi nuraghi nelle posizioni opportune sia
sulla costa che lungo i fiumi si ha l’impressione che queste popolazioni
difficilmente potevano essere in competizione violenta. Era necessaria
un’unitarietà d’intenti, una politica mercantile e sociale comune, un governo
comune almeno delle zone che dal mare si sviluppavano nel entroterra lungo i
fiumi e nelle valli laterali. Non so se potevano essere i famosi cantoni, ma
comunque da lì prima o poi nasceva uno stato.
Penso che continuando le ricerche per individuare vecchi alvei dei
fiumi si troverebbero forse resti delle imbarcazioni o dei pontili delle zone
di scambio merci interne. Nel periodo del bronzo la Sardegna quasi tutta era
interessata da una zona climatica atlantica con molte precipitazioni. L'acqua scendendo dai monti a forte velocità cambiava spesso il
letto aggirando anche robuste zone collinari. Da questa parte del Tirreno,
Reggio Emilia e dintorni, i fiumi si sono spostati in modo naturale di decine
di chilometri. Partendo dal punto di sbocco della valle montana e seguendo le
conoidi d’eiezione sono stati ricostruiti molti alvei di fiumi grandi e piccoli
e di cui spostamento si registrava ancora nel medioevo.
Avere soldi e tempo per fare queste indagini si potrebbe
forse trovare qualcosa di interessante.
Intanto accontentiamoci di teoria che è ben documentata e
spiegata.
La parte successiva riguarda l’organizzazione delle
comunicazioni tra diversi gruppi di nuraghi qui definiti cluster e il controllo
del territorio da parte di questi gruppi.
Per poterlo spiegare bene gli scriventi si sono fatti
centinaia di chilometri a piedi per verificare la bontà delle loro
affermazioni. Con uno di loro, Alessandro Atzeni, ho avuto il piacere di
visitare il gruppo di Is Orixeddus (Quartu S. Elena) descritto in questo libro.
Ci sono molte cartine con indicati collegamenti tra nuraghi
dei vari cluster tramite un nuraghe chiave o ponte. Le cartine topografiche
hanno evidenziate le curve di livello, il che permette di farsi un'idea di
posizione e di contatto visivo tra diversi nuraghi.
Non devo aggiungere che la tesi esposta nel libro si oppone
alla tesi di “sistema Onnis”, secondo me con successo.
Ci sono molte foto, purtroppo in bianco nero, non sempre di
buona qualità. Per questi testi sarebbe forse opportuno allegare un CD con foto
a colori e magari in 3D.
Una delle zone prese in considerazione è quella di Quartu.
Nel 2012 sono stato con Alessandro a vedere i nuraghi del gruppo Is Orixeddus e
lì ho scattato alcune foto che presento qui.
Nella prima c’è Alessandro sulle rovine di Orixeddus 2, segue
una catena montuosa ripresa da Is Orixeddus 2, che è il monte Acutzu, con
un nuraghe ed il monte Bruncu Casteddu; la terza foto è fatta da Is Orixeddus 1, riprende il monte Murtineddu. Sul passo tra questo monte e il M. Acutzu c’è un nuraghe che collegava i due gruppi–cluster di nuraghi. Questi
monti che dividono i due cluster sono descritti nel libro.
Il libro termina con due domande/ipotesi .
I nuraghi, per il controllo del territorio, almeno uno per
gruppo, sono stati costruiti prima del nuraghe ponte? Solo successivamente si
è palesata la necessità di un collegamento? Questo ci direbbe che c’è stata un
evoluzione di due o più gruppi residenti nelle zone limitrofe che per qualche
ragione ha sentito bisogno di creare e mantenere un collegamento per un
migliore ed efficace controllo del territorio e che da quel momento in poi non
era più inteso individualmente ma come un estensione di tipo nazionale o
parastatale.
Oppure: individuato il territorio sul quale disporre due o
più gruppi si è prima costruito il nuraghe ponte e dopo i nuraghi delle zone
residenziali? In questo caso si avrebbe una pianificazione del territorio di
tipo coloniale. Un potere politico/militare decide di collegare e controllare
più zone abitate e prima di costruire i nuraghi per il controllo del territorio
costruisce il nuraghe ponte.
Come facilmente si capisce, in questo secondo caso si
tratterebbe di un organizzazione territoriale e politica di livello superiore.
Una domanda per finire: cosa si intende per il controllo del
territorio con una serie di nuraghi anche molto vicini tra loro? Per costruirne
uno ci voleva tempo, uomini, soldi e popolazione di supporto che mantenesse ben
pasciuti gli operai. Questo per fare un nuraghe poteva già essere un problema,
ma per costruirne tanti nei tempi abbastanza ristretti doveva essere molto
impegnativo. Il controllo del territorio era possibile in altro modo? Con altre
costruzioni meno impegnative? Collegamento visivo con altre costruzioni si
poteva fare? Mancava forse il legname in Sardegna?
Ancora complimenti agli studiosi del G.R.S. ed un ringraziamento ad Alessandro per il libro e la dedica.
Pagina Facebook dove richiedere il libro.
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